venerdì 20 marzo 2015

Federico Sollazzo, "Tra totalitarismo e democrazia" (estratto)

di Federico Sollazzo (p.sollazzo@inwind.it)

Si pubblica di seguito un estratto del volume ebook: F. Sollazzo, Tra totalitarismo e democrazia. La funzione pubblica dell'etica, Nuova edizione (coll. Pratica filosofica), Kkien Publishing International, Gorgonzola (MI) 2015.
Volume ebook completo scaricabile QUI 

Nuova introduzione
Perché pubblicare questo lavoro, la Tesi di Dottorato in Filosofia presentata presso l’Università Roma Tre, a distanza di qualche anno dalla sua discussione? Le ragioni sono sostanzialmente due.
La prima, più propriamente scientifica, è perché in quest’opera vengono affronati i più recenti temi e autori (in particolare di provenienza continentale) della filosofia morale e della filosofia politica, contribuendo così a delinearne un chiaro ed approfondito profilo e favorendone un ulteriore approfondimento grazie alla bibliografia ragionata presente al termine del volume, che per questa pubblicazione è stata ampliata potendo così rappresentare un punto di riferimento per lo studente e di confronto per lo studioso.
La seconda, è che il tema di fondo della parte propositiva di questo lavoro consiste nell’identitificazione di quella che in queste pagine cerco di definire come una nuova forma di totalitarismo post-totalitario. Ovvero, un sistema coordinato e unificato da una forma di razionalità impersonale, che ritengo essere la razionalità strumentale, tipica della forma più avanzata della società occidentale, ergo una problematica che attraversa da cima a fondo le democrazie occidentali liberali. Si può discutere su come definire tale fenomeno, ovvero se il termine di nuovo totalitarismo o totalitarismo post-totalitario sia adeguato o meno, ma non credo si possa mettere in questione la presenza del fenomeno in sé che quindi, per la rilevanza che ha, necessita di essere interpretato e decifrato come una vera e propria, nuova, categoria filosofica.

venerdì 13 marzo 2015

Sprazzi di bellezza nel rumore. Note su “La Grande Bellezza”

di Federico Sollazzo (p.sollazzo@inwind.it)

La Grande Bellezza di Paolo Sorrentino è uno dei migliori film del recente panorama cinematografico italiano, insieme a La mafia uccide solo d’estate di Pierfrancesco Diliberto (detto Pif) e Il capitale umano di Paolo Virzì; ma si badi bene, sono tutti film che, ciascuno con le proprie specificità, non possono essere relegati tra i migliori della “stagione”, dato che, sia per la loro qualità artistica che per i temi affrontati, si estendono molto al di là di una semplice stagione.
In questo articolo vorrei esprimere alcune brevi osservazioni sul film, e a partire dal film, di Sorrentino. Un film che mi affascinò fin dalla prima volta che lo vidi, al punto tale di non sapere se augurargli o meno successo, combattuto infatti da una parte dal desiderio di vederlo riconosciuto e dall’altra dalla consapevolezza che la fortuna presso il grande pubblico corrompe sempre il contenuto artistico; cosa infatti puntualmente avvenuta (come si è potuto constatare palesemente da due conseguenze del suo recente successo massmediatico dovuto all’Oscar: il film è stato passato in televisione con una tale quantità di pubblicità che se non faceva passare la voglia di guardarlo, rendeva però quasi impossibile calarsi nella sua semiologia, ne distruggeva le atmosfere, e a seguito di questo mortificante passaggio televisivo gli italiani si scoprivano un popolo di critici cinematografici e di dietrologi). Il film è talmente ricco che per analizzarlo nella sua pienezza e nei molteplici livelli di lettura che offre servirebbe ben più di un articolo giornalistico, in questa sede vorrei quindi limitarmi ad alcune brevi considerazioni su quelli che mi sembrano essere punti essenziali. Ma prima di tutto, vorrei sgombrare il campo da quello che mi sembra un gigantesco equivoco.