venerdì 20 dicembre 2013

Quello spettro che s’aggira per l’Europa: il nuovo Fascismo

di Pietro Piro (sekiso@libero.it)

I quaderni neri di Heiddeger non sono stati ancora pubblicati. Nero il colore della copertina e nero il contenuto. Accumulo inedito di pagine che il filosofo affascinato dalle potenti mani di Hitler, dedica alla sua passione antisemita. Ovviamente, si corre ai ripari e si prepara il terreno in modo tale che alla loro uscita si sia già tutti pronti ad “accettare l’inaccettabile”. Javier Marías si preoccupa di “uno spudorato ritorno al franchismo” a causa della nuova legge sull’ordine pubblico che riporterebbe la Spagna indietro nel tempo facendole rivivere un incubo che sembra non finire mai. Intanto, in tutta Europa, i movimenti d’ispirazione neo-nazista  Alba Dorata docet – acquistano sempre più consenso, ingrossando le file dei propri sostenitori e ripropongono quella tragica atmosfera di violenza, xenofobia, esaltazione, stigmatizzazione del nemico, nazionalismo retorico e sbrigativo, antieuropeismo, culto di una simbolica malata, autoritarismo.

giovedì 19 dicembre 2013

Poesie senza titolo

di Chiara Taormina (chiara.taormina@gmail.com)

La luna alla finestra
un bianco chiarore
spande
tra le perle
di sogno
dissipa l'ombra
dell'inverno
la tua mano
tra l'erba d'argento
che ondeggia al vento
scioglie come neve
il pianto
che ora nella notte
col suo flutto asperge
oscuri giardini.

mercoledì 11 dicembre 2013

Totalitarismo, democrazia, etica pubblica – Federico Sollazzo

di Franco Santangelo (francesco.santan47@alice.it)

L’alba del XX secolo si affaccia al mondo rottamando tutti i valori del secolo precedente e lasciando dietro un cumulo di macerie come se fosse passata una terribile bufera. Avviene un mutamento al quale il cittadino aderisce senza però avvertire la responsabilità delle proprie azioni, sentendosi estraneo ad ogni riferimento morale. Questo comportamento si riversa sulla politica, spogliandola di ogni etica e mettendo in crisi la democrazia e il capitalismo, motivi portanti alla base della nascita dei totalitarismi nel mondo. La stessa tecnica abbandona quel ruolo neutrale avuto al servizio dell’umanità intera per diventare strumentale e di parte, in favore di tutti gli assolutismi, facendo nascere una tempesta che rompendo ogni equilibrio ci ha consegnato l’orrore dei lager, delle due guerre mondiali e della bomba atomica. È questa la nuova tecnica che nasce col totalitarismo e giunge ai giorni nostri con la globalizzazione, figlia della paura di una terza guerra mondiale e che, insieme alla tecnologia avanzata del nucleare e del digitale, è diventata padrona assoluta del mondo naturale. Questo processo evolutivo ha modificato il rapporto fra natura e tecnica, in favore di quest’ultima, rendendolo sempre più precario e creando il presupposto affinché il totalitarismo del terzo millennio si identificasse come il totalitarismo della tecnica. La valutazione di questo rapporto è oggi al centro di dibattiti filosofici, politici, etici, biologici, psicologici, storici ed esplode con l’incalzare delle nuove tecnologie, che mettono in secondo piano la centralità dell’esistenza umana. La creazione di organismi internazionali, come l’Onu, non basta a scongiurare dissociazioni drammatiche fra nazioni, cercando di sostituire i valori del passato, sempre più de-ristrutturato, con nuovi valori che stentano ad apparire limpidi all’orizzonte.
Federico Sollazzo, docente di Filosofia Morale presso il Dipartimento di Letterature comparate dell’Università di Szeged (Ungheria), collaboratore di altre docenze presso l’Istituto di Sociologia dell’Università Corvinus di Budapest, conferenziere e lettore di Filosofia morale in Università straniere e italiane, membro del Comitato ungherese per le borse di studio relative a studi e ricerche postdottorato, collaboratore di molti periodici filosofici, ideatore e curatore della rivista «CriticaMente», ha pubblicato diversi saggi e libri e con l’ultimo suo lavoro, Totalitarismo, democrazia, etica pubblica, ha ricevuto il premio speciale per la sezione Saggio Filosofico dall’Associazione Nazionale Pratiche Filosofiche.

lunedì 9 dicembre 2013

L'ultimo Pasolini

di Federico Sollazzo (p.sollazzo@inwind.it)

Non dico che dovete credermi. Dico che dovete sempre cambiare discorso per non affrontare la verità.
Pier Paolo Pasolini, Siamo tutti in pericolo

1. Nell’ultima parte della sua vita Pier Paolo Pasolini si è dedicato ad un’intesa attività pubblicistica di impronta pedagogica (cfr. P. P. Pasolini, Gennariello, in Lettere luterane, Einaudi, Torino 2003 e F. Sollazzo, Pasolini, “Lettere luterane”, in “CriticaMente”, 13/01/2010, http://costruttiva-mente.blogspot.com/2010/01/pasolini-lettere-luterane.html). Tuttavia, stanti le sue considerazioni sulla società, non credo che tale attività si possa derubricare unicamente come progetto pedagogico, ritengo invece che essa rappresenti anche, da un lato, un chiarimento pubblico con se stesso e, dall’altro e soprattutto, un atto creativo incontenibile e inconsumabile: «I sociologi su questo si sbagliano, devono rivedere le loro idee. Loro dicono che il sistema mangia tutto e assimila tutto. Non è vero, ci sono delle cose che il sistema non può assimilare, non può digerire. Una di queste, per esempio, è proprio la poesia, perché secondo me è inconsumabile. Uno può leggere migliaia di volte un libro di poesia e non consumarlo. La consumazione è del libro, è dell’edizione, ma non della poesia (…) E così il cinema» (P. P. Pasolini, Pasolini rilegge Pasolini, Archinto, Milano 2005, p. 65. Cfr. anche Id., La poesia inconsumabile, in “YouTube”, 06/11/2011, http://www.youtube.com/watch?v=1My7T3WwxnA e Id., Che senso ha scrivere?, in “YouTube”, 02/08/2012, http://www.youtube.com/watch?v=WqlLLCUcASQ e inoltre E. Golino, Pasolini, il sogno di una cosa: pedagogia, eros, letteratura dal mito del popolo alla società di massa, Il Mulino, Bologna 1985 e A. Spadino, Pasolini e il cinema 'inconsumabile', Mimesis, Milano 2012).
Tutta questa sua ultima produzione, non solo pubblicistica ma variamente articolata e caratterizzata da uno specifico linguaggio col quale si vuole dar conto della mutata realtà, ruota attorno ad un preciso asse tematico: la “mutazione antropologica”. Nel presente scritto si cercherà di chiarirne alcuni possibili fraintendimenti e soprattutto di restituirne il significato originario, operazione possibile solo sforzandosi di passare attraverso gli occhi dell’Autore. Significato che appare come tragicamente attuale poiché l’argomentazione pasoliniana, costruita sull’analisi degli italiani del secondo dopoguerra, sembra oggi potersi applicare a tutto l’allargato Occidente, come peraltro egli stesso aveva osservato: «il modello culturale offerto agli italiani (e a tutti gli uomini del globo, del resto) è unico» (P. P. Pasolini, Saggi sulla politica e sulla società, Mondadori, Milano 1999, p. 322, corsivo mio).

venerdì 6 dicembre 2013

Riso, Carnevale, immagini nel "mondo rovesciato". Un'interpretazione del nostro tempo

di Pietro Piro (sekiso@libero.it; II di 2)

III.

Il Carnevale ha aiutato per millenni la società a trovare dei parametri di riferimento, a stabilire delle situazioni limite in grado d’indirizzare i comportamenti e motivare l’agire. Ma quando il Carnevale diventa perpetuo, diffuso, politicamente organizzato e mediaticamente riprodotto, accade quell’inversione fondamentale che impedisce di stabilire quale “piano di realtà” stiamo vivendo.
Il tema del piano di realtà è essenziale per il nostro ragionamento. Dovremmo chiedere a Don Quijote come fa a vedere nei mulini a vento dei mostri terribili e minacciosi. Dovremmo farci spiegare come può un simulacro motivare un’azione tanto energica quanto la sua. Se riuscissimo a farlo, potremmo capire come mai ciò che riteniamo frivolo e volgare esercita molta più attrazione di ciò che riteniamo importante e nobile.

giovedì 5 dicembre 2013

Riso, Carnevale, immagini nel "mondo rovesciato". Un'interpretazione del nostro tempo

di Pietro Piro (sekiso@libero.it; I di 2)

La cancellazione della personalità accompagna fatalmente le condizioni dell’esistenza sottomessa concretamente alle norme spettacolari, e in tal modo sempre più separata dalle possibilità di conoscere esperienze autentiche, scoprendo così le sue preferenze individuali. Paradossalmente, l’individuo dovrà perennemente rinnegare se stesso, se tiene ad essere un po’ considerato in tale società. Infatti questa esistenza postula una fedeltà sempre mutevole, una serie di adesioni continuamente deludenti a prodotti fasulli. Si tratta di correre rapidamente dietro l'inflazione dei segni svalutati della vita. La droga aiuta a conformarsi a questa organizzazione delle cose; la pazzia aiuta a fuggirla.

G. Debord, Commentari sulla società dello spettacolo
  
I.

Il tema che affrontiamo oggi,[1] ritorna ossessivamente nel mio ragionare e questo è dimostrato da alcuni miei lavori passati[2] e recenti.[3] Oggi torniamo a riflettere insieme. Non ho nessuna pretesa di pensare per voi, ma vorrei riuscire a pensare con voi. Insieme.
Non ho nessuna verità sensazionale da rivelare né tantomeno discuto di argomenti nuovi o d’interesse vitale. Anzi, direi che le cose di cui vi parlo potrebbero essere classificate come un esercizio di ripetizione, il cui giovamento è valido nella misura in cui aiuta la memoria a rinforzarsi e a integrare sempre nuovi stadi di coscienza.
Integriamo dunque piani, stati di ragionamento, misure di senso in un ragionare sempre identico a se stesso e che tuttavia si rinnova continuamente in una metamorfosi che rende sempre nuovo l’eterno già detto.