sabato 28 gennaio 2012

Attualità del pensiero pirandelliano tra alienazione, umorismo e psicodramma

di Francesco Barresi (ruutura@hotmail.it)

Interrogarsi oggi sull’attualità del pensiero pirandelliano tra alienazione e umorismo ci permette di considerare e interpretare la condizione contemporanea dell’uomo e in particolare di mettere a fuoco la sua precarietà in un mondo privo di valori universali, in una società contemporanea entrata in profonda crisi di legittimazione.
Ancora oggi il pensiero di Pirandello ci parla con un’efficace aderenza e mai come ora l’attualità del suo pensiero si pone come un valido strumento per capire i mali del nostro secolo.
Scrive G. Sanguinetti Katz:

Il vedersi vivere, il ritrovarsi improvvisamente di fronte ai lati imprevisti della propria personalità […], la divisione tra ragione e sentimento, logica e cuore, con la ragione che critica e inaridisce ogni moto dell’animo, il vedere noi stessi e la vita «in una nudità arida, inquietante», in una realtà diversa «da quella che normalmente percepiamo», […] tutte queste definizioni che Pirandello dà dell’umorismo […] anticipano la crisi dell’uomo moderno con le sue nevrosi e le sue psicosi, e il baratro che gli si apre davanti quando si rende conto del suo vuoto interiore[1]

Tutti questi elementi sono certo sintomatici di una società contemporanea che soffoca il soggetto, con la sua residua e illusoria presa della realtà, in una regressione cinico-narcisistica della soggettività.
Scrive E. de Conciliis:

Un uomo senza inconscio, una nuova figura ipermoderna che emerge dal difficile trattamento di anoressie, bulimie, attacchi di panico, depressioni, stati bordeline e “identificazioni solide” a massa,  è la figura di un individuo – non di un soggetto – […], un individuo che non rivolge all’Altro nessuna domanda di senso sulla propria sofferenza […], il cronico e mortifero senso di vuoto che traduce l’assenza di un processo di soggettivazione, dunque l’inesistenza, o meglio la nuova insensatezza del desiderio inconscio[2]

Com’è noto Pirandello consacrò la propria poetica all’umorismo. Se interroghiamo la psicologia contemporanea notiamo una similarità concettuale del famoso sentimento del contrario” con il “salto cognitivo” delle “teorie dell’incongruità”:

Tali teorie si sono evolute a partire dai primi anni Settanta grazie agli studi cognitivi. Alla loro base c’è la convinzione che la risata sia provocata da un salto cognitivo attraverso il quale si crea un collegamento insolito e inusuale di idee o situazioni generalmente discordanti e incompatibili. Il vissuto di incoerenza porterebbe ad una reinterpretazione e, una volta individuati i collegamenti inattesi, condurrebbe alla risata. […] Diversi studiosi sono concordi nel ritenere che l’elemento divertente scaturisca dal trovare una regola cognitiva che “risolva” la barzelletta o la situazione comica e che sia in grado di far vedere in maniera logica, o meno contraddittoria, ciò che prima appariva incoerente[3]

Inoltre la nostra letteratura offre molti esempi dell’attualità dell’umorismo pirandelliano. In particolare G. Sanguinetti Katz cita al riguardo tre personaggi di tre opere diverse: il Michele degli Indifferenti di Moravia, il signor Nessuno del Faust 67 di Landolfi e il regista nel film La Ricotta di Pasolini, dove:

Il tema dell’umorismo, il sentimento del contrario, il contrasto tra come le cose sono e come dovrebbero essere, il senso di vuoto e di disperazione che deriva dal confronto con la propria nullità sono presenti in tutte e tre i personaggi[4]

Infine vorrei far notare come il pensiero di Pirandello sia stato rivisitato nel Maggio 2002 dal regista di psicodrammi Ottavio Rosati nel suo cortometraggio Fantasmi, basato sulla commedia omonima di Ezio Donato, con Leo Gullotta nel ruolo di Luigi Pirandello.
La fortuna del pensiero pirandelliano quindi, tra umorismo e alienazione, coinvolge anche la sperimentazione teatrale dello psicodramma, e fruttifica proprio come i migliori pensieri di ogni secolo, di tutti i geni della nostra Italia.

[1]  L’umorismo di Pirandello come specchio dell’alienazione dell’uomo moderno, in Attualità di Pirandello, Pesaro, Metauro, 2008, p. 183. Le citazioni sono tratte dal saggio di Pirandello L’umorismo, in Saggi, Poesie e Scritti Varii, a cura di M. Lo Vecchio-Musti, Milano, Mondadori, 1960, p.152. 
[2] Recensione non titolata de M. Recalcati, L’uomo senza inconscio, Milano, Cortina, 2010, in «www.kainos-portale.com»
[3] A. Dionigi, Che cos'è l'umorismo?, in Psicologia contemporanea, n. 222, 2010, p. 49. 
[4] L’umorismo di Pirandello come specchio dell’alienazione dell’uomo moderno, in Attualità di Pirandello, Pesaro, Metauro, 2008, p. 183.

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