sabato 26 marzo 2011

"Il crocifisso di Stato"

di Federico Sollazzo (p.sollazzo@inwind.it)

Sergio Luzzatto, Il crocifisso di Stato, Einaudi

(Dalla prima di copertina)

Senza il crocifisso sul muro, dicono, l'Italia non sarebbe piú la stessa. Lo dicono tanti cattolici, ma anche tanti laici. Io penso che gli uni e gli altri abbiano ragione. Senza il crocifisso negli edifici statali l'Italia non sarebbe piú la stessa: sarebbe piú giusta, piú seria, migliore.

Creative Commons License
Questa opera è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons.

venerdì 18 marzo 2011

Sulla Costituzione italiana

di Federico Sollazzo (p.sollazzo@inwind.it)
 
Costituzione della Repubblica Italiana

Principi fondamentali

Art. 1

L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.
 

Ritengo che l’aggettivo “democratica” debba essere letto con senso critico. La democrazia è infatti, allo stesso tempo, un’esperienza storica, un ideale morale e una forma istituzionale (un insieme di regole), che quell’ideale morale dovrebbe, di volta in volta, mai con la presunzione di cristallizzarlo, realizzare.
Anche il sostantivo “lavoro” ritengo debba essere letto con senso critico. Esso infatti è stato pressoché sempre veicolo di coercizione, una coercizione talmente introiettata da far ritenere che la prioritaria, se non l’unica, liberazione possibile sia quella
del lavoro, anziché quella dal lavoro (continuando così ad intenderlo come uno strumento di fatica produttiva, anziché come una modalità di espansione delle proprie facoltà).
Mi pone poi degli interrogativi la frase “La sovranità appartiene al popolo”, parzialmente mitigati dalla subordinata “che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. Quantità non è sinonimo di qualità: il popolo non è il garante della ragione (palesi esempi nella storia del genere umano lo dimostrano), ed il fatto che nell’Articolo sia stato inserito un diaframma tra la sua sovranità e l’esercizio della stessa, denota che coloro i quali l’hanno scritto ne erano ben consapevoli.

In termini concettuali, vorrei quindi proporre una simile interpretazione dell’intero Articolo: l’Italia è (come tutti gli Stati) una struttura artificiale, collocata in un dato territorio, tale struttura artificiale si ispira agli ideali ai quali rimanda la parola democrazia e, una volta assolte le necessità funzionali alla sopravvivenza individuale e collettiva, è fondata sull’espansione delle facoltà dei suoi membri, unico valore che può mettere in questione la precedente sopravvivenza. Le decisioni aventi ripercussioni significative sulla vita altrui, sono condivise (e non è detto che siano necessariamente gli strumenti del voto e della maggioranza a veicolare tale condivisione) tra coloro i quali sono dotati di una coscienza critica.


Art. 3

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Questo Articolo ricorda quelli iniziali della Dichiarazione dei diritti dell’Uomo e del Cittadino e della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, ma la sua peculiarità sta nella declinazione sociale, istituzionale e giuridica delle proprietà che vengono attribuite all’uomo: la dignità è sociale e l’eguaglianza è legale.
Quindi, come esplicita il secondo periodo, l’Articolo si rivolge non all’uomo ma al cittadino, prima, e al lavoratore, poi, figure tra le quali l’uomo è incastrato, peraltro, con la strana definizione di “persona umana” (come se potesse esistere anche una persona non umana).
Tale prospettiva rivela dunque come l’attenzione di coloro i quali l’hanno redatto non sia, almeno in questo frangente, rivolta all’uomo, ma alla creazione di una struttura sociale, istituzionale, giuridica ed economica, all’interno della quale l’uomo, ridotto per tal via a cittadino e a lavoratore, deve collocarsi. 
Ora, benché la creazione di una simile struttura sembri essere una necessità ineludibile della vita associata, bisogna tenere fermo il punto che è tale struttura a dover essere ritagliata sull’uomo (il che rimanda a riflessioni antropologiche ed ontologiche sullo stesso) e non il contrario.

(«NuovaResistenza news», Speciale 2011)

Creative Commons License
Questa opera è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons.

martedì 8 marzo 2011

Su Pasolini

di Federico Sollazzo (p.sollazzo@inwind.it)

«aut aut», n. 345, 2010, Inattualità di Pasolini

(Dalla presentazione)

Pasolini (assassinato nell'ormai lontano 1975 quando aveva solo cinquantatre anni) già in vita è stato un inattuale perché si era messo radicalmente di traverso nei confronti della cultura del tempo, compresa quella di sinistra. Perciò abbiamo rischiato di perderlo nei decenni che sono seguiti, e proprio per questo motivo, cioè la sua inattualità che tuttora permane, è essenziale per noi riguadagnarlo, in un momento in cui – come oggi – le coscienze sembrano addormentarsi nella trionfante omologazione che lui aveva lucidamente anticipato nei suoi ultimi scritti

Marco Belpoliti, Pasolini in salsa piccante, Guanda, Parma 2010

(Dal risvolto della prima di copertina)

Un pamphlet che è un atto d'amore: mangiare Pasolini per onorarlo, per liberarlo dal limbo dei cattivi pensieri e dei falsi perdoni, delle solerti ammirazioni e degli impotenti moralismi che l'hanno tenuto sospeso nei nostri pensieri per tre decenni




Erminia Passannanti, Il Cristo dell'eresia. Rappresentazione del sacro e censura nei film di Pier Paolo Pasolini, Joker, Novi Ligure 2009

(Dalla quarta di copertina)

– i rapporti di Pier Paolo Pasolini con la società cattolica e la censura, in veste di controverso autore imputato del crimine di avere ideato soggetti cinematografici blasfemi aventi a tema il sacro, quali La ricotta, Il Vangelo secondo Matteo, Teorema



Simona Consoni, Sul ‘Petrolio’ di Pier Paolo Pasolini. Saggio di critica letteraria, Prospettiva, Civitavecchia 2008

(Dalla quarta di copertina)

Un umile omaggio a Pier Paolo Pasolini ed al pensiero che smuove, che porta a chiedersi il perché, sempre, in perpetuo moto




Erminia Passannanti, Il corpo & il potere. Salò o le 120 giornate di Sodoma di Pier Paolo Pasolini, Joker, Novi Ligure 2008

(Dalla quarta di copertina)

... invisibili apparati di sorveglianza, interiorizzati dal singolo e dalle masse, i quali sono non meno condizionanti e vincolanti dei tradizionali organismi ufficiali dello Stato e della Chiesa preposti ad esercitare un'azione di capillare sorveglianza sul cittadino. Nell'occidente postcapitalistico, ricorda l'autrice citando Foucault, tale codice autodisciplinatorio è interno agli automatismi della condotta

Neil Novello, Pier Paolo Pasolini, Liguori, Napoli 2007

(Dalla quarta di copertina)

All'inizio del terzo millennio, la vita e l'opera di Pier Paolo Pasolini testimoniano una venuta al mondo. Perché del Novecento appena trascorso, l'opera di Pasolini identifica un fronte estremo e tragico affacciato sulla desertificazione culturale del mondo, perché tale fronte epocale è una vigilia da curare per il nostro futuro



Luigi Fontanella (cura), Pasolini rilegge Pasolini. Intervista con Giuseppe Cardillo, Archinto, Milano 2005 (con il CD dell'intervista)

(Dalla quarta di copertina)

Dai «basement» dell'Italia in America spunta a sorpresa, sepolta sotto pile di ignavia e distrazione, un'audiocassetta del 1969 con la voce di Pasolini (...) Leggero, tagliente, implacabile, Pasolini si racconta e si «rilegge» senza sfuggire alle provocazioni, senza aggirare argomenti caldi o scabrosi – Dio, il sesso, la religione, l'adesione al marxismo, la critica alla sinistra «deviata» dalla purezza delle idee, il narcisismo, la poesia sua prima lingua, il cinema che fu l'ultima, l'Africa e il razzismo, l'America e il potere

Creative Commons License
Questa opera è pubblicata sotto una Licenza Creative Commons