domenica 18 settembre 2016

Satira o marketing?

di Federico Sollazzo (p.sollazzo@inwind.it)

Negli scorsi giorni è uscita una vignetta proposta come satirica sul terremoto nel centro Italia, pubblicata da un noto giornale francese che non cito, ritenendo quella vignetta non satira ma opinabile strategia di marketing (che se ne parli bene o male, purché se ne parli) e non volendo contribuire a tale strategia.
Vorrei però spendere alcune righe, che si aggiungo al polverone sollevato col quale quel giornale ha quindi raggiunto il suo scopo, per dire perché ritengo quella non satira ma una mera operazione di marketing, fatta sulla pelle dei morti.
A scanso di equivoci, non voglio dire che ci siano argomenti off limits per la satira. Tutto è satirizzabile. Ma, appunto, se espresso come un elemento di satira, e la satira ha parametri, quindi limiti, suoi propri, altrimenti non sarebbe nemmeno definibile come genere autonomo. Ma quella non è satira.
Perché?
Perché fallisce completamente nel colpire il bersaglio che, a questo punto con incapacità e/o con ipocrisia, dicono di voler colpire: la costruzione di edifici al di fuori delle regole di sicurezza.
Falliscono in questo, innanzitutto perché rendono la cosa una questione nazionalistica, gli italiani fanno così, a cui subito si sente rispondere, e perché i francesi?, e così si finisce a parlare di tutt'altro. Ma soprattutto, fallisce perché se volevano parlare di quello allora sotto le macerie dovevano metterci i politici che hanno permesso quegli abusi e gli imprenditori edili che hanno guadagnato realizzandoli, non gli inquilini. E certamente qualche inquilino che ha fatto qualche abuso con le proprie mani ci sarà pure, ma se i politici e gli imprenditori avessero svolto il proprio lavoro sarebbero stati rimossi o messi in sicurezza.
Insomma, è come se all'indomani degli attentati in Francia qualcuno avesse fatto una vignetta con i morti per la strada, con la scritta "sicurezza alla francese".
Non è satira: è il marketing, baby!

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