sabato 23 maggio 2009

Lettere

di Federico Sollazzo (p.sollazzo@inwind.it)

Ringrazio un'amica (Roberta Carlesimo) per avermi fatto scoprire queste lettere (di Albert Einstein e di Luigi Pirandello) che testimoniano come, per ogni autentico pensatore, le idee non siano un passatempo, uno strumento per accreditarsi agli occhi degli altri, e/o per conquistare il potere, ma dei veri e propri valori, originanti un conseguente (e inevitabile per chi ne è portatore) stile di vita.

(Lettera di Albert Einstein a Max Talmud)

Caro Max,
è notte fonda. Oggi più che mai mi sembra difficile scriverti, consegnare forma d'inchiostro ai miei pensieri. Faccio fatica a comprendere appieno, ad accettare gli esiti delle indagini di cui ti parlavo nelle scorse settimane. Mi pare di riuscire ad intuire solo ora la portata rivoluzionaria e sofferta della Critica del Giudizio di Kant che tu, molto tempo or è, mi facesti leggere e che, allora, sembrò ai miei occhi contenere un mistero inafferrabile. Comprendo adesso cosa intendeva dire Kant allorché parlava di giudizi teleologici, assimilandoli alla scienza medesima, che io osavo ritener immune ed estranea a tutte quelle manchevolezze celate nell'arte, nella poesia, nella stessa filosofia. So adesso capire e accettare Mach e le sue considerazioni sulla natura meramente economica delle teorie scientifiche, quelle che un tempo bistrattavo sorridente, tronfio nel mio casello di certezze. Ora sono crollate. La relatività sconvolgerà il mondo, ma anzitutto ha sconvolto me e la mia vita: ciò che credevo eterno e inappellabile ora non è che un ricordo e muore ogni speranza di fondamento. E mi sento impazzire. Continuo a camminare avanti e indietro lungo questa stanza, per trovare anche solo qualche spiraglio di pace, nell'ansia del cuore per scriverti, per spiegarti. Mi sembra impossibile: la frenesia più cocente, l'ansia più assurda mi divora. Non so mettere freno ai pensieri, la mia mente non conosce riposo e vaga. Tutto ciò che abbiamo appreso fino ad oggi è solo un'illusione passata e bellissima, il castello della fisica classica si dissolve, crolla ogni certezza. Che cosa mi diresti se io ora, nel cuore di una follia notturna arrivassi a scrivere, tra queste righe dannate e infelici che è morto ogni assoluto. E lo spazio e il tempo e ciò che vedo esser dinanzi a me quale verità è tale solo ai miei occhi...? E se ti dicessi ora che, affannandoci a comprendere mille teoremi di geometria euclidea, ci siamo dimenticati di Lobačevskij, di Ruman, di Padre Saccheri. Dio solo sa quanto le loro parole mi tornano familiari oggi, mentre dinanzi ai miei occhi guardo l'abisso di una scienza da riedificare, di un sapere custodito per mill'anni, ora senza più fondamento.
Rimpiango Comte e la sua cieca fede ingenua nella scienza, la sua fiducia che non accettava domande, non chiedeva dimostrazione alcuna di postulati né leggi, invidio lui e il suo cuore bigotto, la sua mente che non si perdeva a scrutare il mistero d'attorno, che non seppe mai piangere, né provare angoscia, dinanzi al nulla, dinanzi al mistero del tutto, quel mistero che ignaro e inesplicabile resta a me, a te e ad ogni altra umana ragione.


Ti abbraccio forte,
ora più che mai,
Albert

(Lettera di Luigi Pirandello a Marta Abba)

Cara Marta,

ho ricevuto solo ora la tua lettera. "Mi domandi di me, Marta mia, ti lamenti che non ti parlo di me, di quel che faccio. Non faccio più nulla, Marta, sto tutto il giorno a pensare, solo come un cane, a tutto ciò che avrei da fare, ancora tanto, tanto, ma non mi pare che metta più conto di aggiungere altro a tutto il già fatto... Il tempo è nemico. Gli animi avversi. Tutto è negato alla contemplazione... Ma poi, nel segreto del mio cuore, c'è una più vera e segreta ragione di questo mio annientarmi nel silenzio e nel vuoto. C'era prima una voce, vicino a me, che non c'è più; una luce che non c'è più..." ... Quella luce Marta, quella luce sei tu e mi annienta questa tua assenza, la tua mancanza è la mia dannazione. "Bellotti mi descrive com'è stata a Roma la prima di Come tu mi vuoi ed il trionfo che Tu sei riuscita ad avere, con la coscienza della Tua forza e la perfezione della Tua arte, contro un pubblico più che ostile nella sua scarsità, freddamente preparato a seppellire il lavoro. Tu l'hai a poco a poco convinto e riscaldato, fino a vincere i più riluttanti e a strappare alla fine il grande applauso a scena aperta nel II atto. – Grazie, Marta mia, il trionfo è Tuo, a Roma come a Milano e da per tutto; "e io sono qui e vorrei esser con te e tu, tu continui a chiedermi perché mi ostino a tenerti lontana... ma "tu non hai compreso questo ritegno in me del pudore d'esser vecchio... e la vergogna dentro, la vergogna allora, come d'una oscenità, di sentirsi, con quell'aspetto di vecchio, il cuore giovane e caldo"... Cara Marta, io ti stringo comunque al cuore, oltre i confini di questa distanza. E mai, mai come ora sento il peso delle mie trionfanti parole d'un tempo, allorché sciocco amavo citare Nietzsche "I greci ergevano bianche statue contro il nero abisso per nasconderlo, io le ho distrutte per disvelarlo"... ed ora, ora cosa mi resta, se è vero che non c'è verità alcuna a cui appellarsi, allora come, come potrei difendere io questo nostro amore dagli occhi indiscreti di tutti? Come potrei dire che è vero, è vero che t'amo, se gli altri non potranno scorgere che ciò che ai loro occhi appare? E vorrei che tutto fosse diverso per stringerti, per stringerti un istante soltanto senza temere nulla, come se quell'amore fosse la nostra unica Verità. Ma lo so, lo so che non può essere, che ciò non può accadere, e la tua assenza, l'Amore per questa tua insostenibile mancanza è la mia condanna.

Ti stringo forte,

tuo Luigi


Ma l'aria è limpida come cristallo,

l'occhio arriva liberamente fino al cielo,
il mondo sta come nudo davanti a noi
Friedrich Wilhelm Nietzsche, Poesie e lettere

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5 commenti:

  1. ...concordo con quello che hai scritto nella premessa a queste due bellissime lettere...
    A questo proposito...sempre Pirandello, in una lettera all'amico Ugo Ojetti (10-X-1921), scrisse questo pensiero, emblematico di un'estrema coerenza tra l'uomo e lo scrittore:
    "La vita, o si vive o si scrive. Io non l'ho mai vissuta, se non scrivendola".

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  2. La bellezza dei pensatori e la bellezza delle lettere! Veri pensatori e vere lettere. Bellezze intramontabili e sempre più rare.Pare quasi che sia non fare più nulla, magari ritrovandosi a farlo da soli come un cane, durante tutto un giorno (Pirandello) oppure nel cuore di una notte intera( Einstein), invece pensare rimane la più nobile e profiqua fra tutte le attività umane. E tanto più forte è il pensiero e tanto più urgente è la necessità di fermarlo sulla carta di una lettera rivolta ad un amico, ad un altro per condividerlo e renderlo ancora più profiquo, anche se alla fine pare sempre di non avere fatto nulla. Così è se vi pare che sia e che sarà anche per i grandi pensatori e le grandi lettere. Rosetta

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  3. E' nota l'ossessione di Pirandello per Marta Abba, sua musa e amante ideale. E' una delle tante lettere malinconiche di Luigi Pirandello che cercava, in Francia, di convincere la sua Musa a incontrarlo, perchè la sua ossessione ( derivata da una condotta morale sessuorepressiva che lo aveva turbato in Germania) aveva tanto turbato la Abba da scegliere il ritorno, acclamato, in Italia, con la grande performance del "Come tu mi vuoi".
    Lancio qui una proposta di riflessione: come mai l'ambientazione di "Come tu mi vuoi" è situata in Germania? E perchè per la prima volta Pirandello denucia dei crimini di guerra?

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  4. La lettera di Pirandello è - a quanto ne so - una, pur suggestiva, riscrittura.
    Suggestiva peraltro.
    Dopo averlo approfondito (e anche insegnato..) nelle opere e nelle infinite - e non del tutto attendibili - analisi critiche, sto studiando con interesse - e con empatia - il Pirandello proporzionalmente più trascurato, frainteso e sottovalutato, quello del teatro dal 1925 in poi, quello dell'epistolario a Marta Abba, e la figura in sé dell'|attrice|, dell'|attore| per come da Pirandello delineata e voluta nella regia teatrale. Tematica su cui di imparziale non c'è moltissimo.
    Con empatia ho letto anche la "riscrittura" da parte di Federico Sollazzo.
    C'è molto dell'animo e dell'anima di Pirandello - non, peraltro, della reale scrittura, non stilisticamente e -ipotizzo- non, forse purtroppo per lui, della reale praticabilità e possibilità di esprimersi così con la "sua" Marta, che quando lui si esponeva tanto (e molte volte lo fa) o si lasciava andare a firmare col proprio nome o sognava un "tuo Luigi", finiva per rispedirgli indietro le lettere.
    D'altronde, alcune dell'epistolario neppure le abbiamo, o perché come promessole Pirandello le ha distrutte, persino inghiottite (quelle di Marta), o perché alcune la signora Abba non le ha pubblicate - e due di Pirandello non sono state sicuramente pubblicate dagli eredi (si sa che l'asse ereditario peraltro era complicato).
    Considero, inoltre, anche queste mie letture con estremo ritegno nei loro confronti.
    Tuttavia, per citare uno studio di Frassica - che ho appena iniziato (questo libro almeno) e mi pare delicato: e infine è il primo e l'unico che abbia letto che non tace che il prezzo più alto in fondo l'ha pagato Marta Abba - l'epistolario ha un rapporto profondo, da vasi comunicanti, con l'opera pirandelliana, con il suo teatro...
    Maria Amici

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  5. Gentile Maria Amici.
    La mia scrittura è consistita in quelle poche righe di premessa alle lettere, che poi ho riprodotto nella forma in cui mi sono state sottoposte.
    Quella di Pirandello è una riscrittura non nel senso che le parole non siano di sua mano ma nel senso che è un collage di diverse sue lettere, da cui l'uso delle virgolette.
    Se vorrà indicare nel dettaglio la bibliografia delle varie parti del collage mi farà piacere.
    Cordialmente,
    Federico Sollazzo

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